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Il sovraffollamento del Ps non giustifica errori di attribuzione codice: sentenza di condanna per un infermiere

La figura dell’infermiere di triage nasce nel 1996, in seguito alla pubblicazione delle linee guida sul sistema emergenza-urgenza sanitaria in applicazione del Ministero della Sanità, che prevede che la funzione del triage sia svolta da un infermiere formato.
Il triage, nasce dall’esigenza di razionalizzare i tempi di attesa in funzione delle necessità dei pazienti e, tra i suoi obiettivi rientrano:

  • attribuzione di un codice di priorità che regoli l’accesso alle cure in relazione alla gravità;
  • Individuazione dei pazienti urgenti ed inoltro all’area si trattamento;

Diversi sono gli errori, spesso ad esito letale, nei quali l’infermiere può incorrere, come:

  • errata valutazione dei segni di criticità;
  • errata o incompleta raccolta dati
  • >errore di attribuzione del codice di priorità;
  • errata rivalutazione in seguito ad un peggioramento clinico del paziente.

Oggi i Pronto soccorso sono veri e propri gironi dell’inferno, dove sovraffollamento ed aggressioni sono condizioni che possono generare errori.

Perché parliamo di questo?

Perché ieri è stata pubblicata la Sentenza della Corte di Cassazione di Roma, la n.18100/2017, nella quale si conferma la condanna di un infermiere di triage per errata attribuzione del codice di priorità ad un paziente di seguito deceduto.

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